Archivi tag: politica

da deriveapprodi: machinalibro.com

MACHINALIBRO

Dentro la storia di DeriveApprodi, nasce un nuovo marchio editoriale: MachinaLibro. Il progetto ha le proprie fondamenta nell’esperienza dell’omonima rivista online Machina che dal 2020 – con diciotto sezioni e un migliaio di articoli – ha proposto un campo di riflessione su questioni dirimenti: dalle trasformazioni del lavoro a quelle degli spazi urbani, dalla geopolitica alla critica della scienza, dai temi legati al genere e al razzismo fino alla questione meridionale, dalla ricerca storica all’ecologia, dall’arte alla letteratura e al cinema.

L’obiettivo del nuovo marchio editoriale, al contempo indipendente e collegato alla consolidata esperienza di DeriveApprodi, è di mettere in rapporto la storia del pensiero critico con i temi decisivi dell’attualità, nella costruzione di inedite prospettive di analisi e di una radicale sperimentazione di contenuti, stili e linguaggi.

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il 2024 di deriveapprodi: nuove collane, nuovi titoli

Il 2024 per DeriveApprodi non sarà un anno come gli altri, ma di grandi novità e salto in avanti  !

Nel pdf leggibile qui è possibile trovare le anticipazioni di pubblicazione per il primo quadrimestre. Accanto ai temi consolidati e recenti della storia editoriale di DeriveApprodi quali l’attenzione ai movimenti, la tradizione operaista, il femminismo, le nuove ecologie, la ricerca filosofica e politica, il postumano, la formazione e i saperi non omologati, da quest’anno verranno lanciate delle nuove collane: «hic sunt leones», dedicato ai temi della razza e dell’antirazzismo; «materialismi», per ripercorrerne la lunga genealogia filosofico-politica; «sconfini», collana di sperimentazione letteraria.

Inoltre, grande novità, verrà inaugurato il nuovo marchio editoriale della community di DeriveApprodi, MachinaLibro, fondato sull’esperienza ormai più che triennale della rivista Machina, e sulla scommessa di una radicale sperimentazione nei contenuti, negli stili e nei linguaggi.

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i canali di slowforward: whatsapp e telegram

Da 20 anni – dal 2003 – slowforward offre materiali e aggiornamenti sulle scritture di ricerca, segnalazioni di reading di prosa (e poesia), conferenze, recensioni, critica letteraria, traduzioni, immagini, video, audio, gif, politica, polemiche, mazzate al mainstream, mostre di arte attuale e incontri, materiali verbovisivi, glitch, scrittura asemica, musica sperimentale, collage, cut-up, installazioni, archivi della ricerca testuale, artistica e musicale dal Novecento a oggi.


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naufragio di pylos: una lettera aperta

NAUFRAGIO DI PYLOS: GERTA HUMAN REPORTS ADERISCE ALLA LETTERA APERTA DI OLTRE 180 ORGANIZZAZIONI PER I DIRITTI UMANI

20 Giugno 2023

Fino a 600 persone annegano al largo di Pylos, in Grecia, solo pochi giorni dopo che i leader dell’UE hanno deciso di erodere ulteriormente il diritto di asilo.

Lettera aperta di oltre 180 organizzazioni per i diritti umani insieme a Tima Kurdi, zia di Alan Kurdi.

Oggi, in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato, chiediamo insieme indagini complete e indipendenti sugli eventi, chiare conseguenze per i responsabili, la fine delle pratiche sistematiche di respingimento alle frontiere europee e giustizia per le vittime.

Dieci anni dopo i due naufragi al largo di Lampedusa, in Italia, che hanno causato la morte di circa 600 persone e hanno suscitato un’immensa protesta nell’opinione pubblica, fino a 600 persone sono annegate al largo di Pylos, in Grecia, nel Mar Mediterraneo. Il 14 giugno 2023, ancora una volta, il regime di frontiera europeo ha ucciso persone che esercitavano il loro diritto di chiedere protezione. Siamo sconvolti! E siamo solidali con tutti i sopravvissuti e con le famiglie e gli amici delle persone decedute. Esprimiamo il nostro profondo cordoglio e dolore.

Ad oggi, innumerevoli domande rimangono senza risposta. Secondo le testimonianze dei sopravvissuti, la guardia costiera greca ha rimorchiato la barca facendola capovolgere. Perché è stata tentata questa manovra incredibilmente pericolosa? La guardia costiera greca ha trainato l’imbarcazione verso l’Italia per spingere le persone verso la responsabilità italiana o maltese? Perché né la guardia costiera greca né le autorità italiane o maltesi sono intervenute prima, nonostante fossero state allertate da almeno 12 ore? Che ruolo ha avuto l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera Frontex?

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bologna, 9-10-11 giugno: il sesto festival deriveapprodi

Audio dell’intervista di Radiocittà Fujiko a Sergio Bianchi:

dall’articolo di Chiara Scipiotti:

Per Nanni Balestrini, uno dei poeti e scrittori storicamente pubblicati da DeriveApprodi, aver vissuto gli anni Sessanta e Settanta lo aveva ripagato invece degli anni Ottanta, «durante i quali l’Italia è cominciata a diventare un po’ più triste e un po’ più inutile». E proprio agli anni Ottanta è dedicato Decennio Ottanta – I sentimenti dell’aldiqua, il festival di DeriveApprodi che si terrà dal 9 all’11 giugno presso la Casa di Quartiere Scipione dal Ferro.

Il punto di partenza del festival è una nuova edizione di I sentimenti dell’aldiqua: paura, cinismo e opportunismo nell’età del disincanto, una raccolta saggistica corale per riflettere e comprendere a fondo cosa sia successo dopo la fine degli anni Settanta.

Gli eventi del festival per riflettere sul Decennio Ottanta

Il presupposto, spiega Sergio Bianchi, è che gli anni Ottanta siano da considerare un periodo di “controrivoluzione”, e non una “restaurazione”: «I processi capitalistici erano sotto il segno di elementi con caratteristiche rivoluzionarie rovesciate – riflette Bianchi, tra i fondatori di DeriveApprodi – Non si sono ripristinati i criteri precedenti al ventennio degli anni Sessanta e Settanta, bensì è stato messo in moto un processo di vera e propria trasformazione generale della società e della cultura che si è poi sviluppata nei decenni successivi». Proprio per questo, il festival si colloca in un progetto più ampio della casa editrice indipendente, che si propone di affrontare con uno sguardo critico gli ultimi quattro decenni della storia italiana.

Suddiviso in tre giorni, il festival inizierà [—> continua QUI

Programma del festival:
https://www.machina-deriveapprodi.com/post/festival-6-di-deriveapprodi-il-decennio-ottanta-i-sentimenti-dell-aldiqua

gabriele milli: bologna, 1968, 1977, 1981, dispacci, spartivento, descrizioni in atto

https://www.cartavetro.com/memoria/bologna-dopo-il-68/

annotazioni in forma di lettera, di Gabriele Milli: https://www.cartavetro.com/memoria/bologna-dopo-il-68/

3 dicembre, rave riot tour / gli anni ’90 e il fenomeno dei rave

RAVE RIOT TOUR
Roma – Spin Time Labs, sabato 3 dicembre 2022 ore 19

● Andrea Scarcella (il documentario ROMA ILLEGALE, 2021)
[https://youtu.be/xN-i8mrjp8s]
● Roberto Grossi (il graphic novel CASSADRITTA, 2021)
[https://www.coconinopress.it/prodotto/cassadritta/]
● Federico Raponi (il libro QUANDO IL FUMO SI DIRADA – momenti di una vita tra politica, arte e cultura partigiane, quarta ristampa, 2022)
[https://tuttascena1.wordpress.com/2020/07/17/11546/] (https://tuttascena1.wordpress.com/2020/07/17/11546/)

● PROIEZIONE ● DIBATTITO ● CENA ● MUSICA

se la sinistra facesse la sinistra non si stupirebbe della destra che fa la destra

https://www.fanpage.it/politica/se-la-sinistra-facesse-la-sinistra-non-si-stupirebbe-della-destra-che-fa-la-destra/

post-1968 o post-1974? forse la domanda ha senso

leggere questa intervista ad Elisa Donzelli è a mio avviso importante, per vari motivi, anche come addendum non secondario a un suo precedente intervento, che si può trovare qui: https://t.ly/sTgY.

tuttavia segnalo, allo stesso tempo, un punto di dubbio per me cruciale, non solo in riferimento a un discorso sulla poesia contemporanea.

riguarda l’idea di una possibile uniformità o somiglianza di identità (e di biografie) tra autori  “nati dopo il ’68”.

ecco: sono convinto del fatto che (soprattutto se si stringe il focus sul versante politico e sul rapporto tra vicenda collettiva e imprinting individuale, e tra questi e una qualsiasi attività linguistica orale e scritta intesa alla produzione di senso) l’onda lunga di una generazione ancora politicamente connotata continua, a mio avviso, almeno fino al 1974. (come scrivevo in 6070).

ovvero: sostituirei a “i nati dopo il 1968” l’espressione “i nati dopo il 1974”.

e mi spiego: fino almeno al 1974, in linea di massima, chi nasceva sarebbe stato (volente o nolente) esposto, negli anni della sua maggiore plasticità e sensibilità (proprio neuronale), a situazioni estremamente diverse, radicalmente diverse, rispetto a quelle che avrebbero vissuto i nati negli anni successivi. (non voglio con questo stabilire una barriera netta & adamantina, né deterministica, ma solo identificare un terminus post quem, che so arbitrario come tutte le schematizzazioni, spostato in qua di almeno cinque-sei anni rispetto al ’68).

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chi ha formato il proprio lessico e le proprie strutture mentali di base nell’amnio avvelenato dei pieni Ottanta (diciamo dal 1984, anno scelto non a caso: cfr. https://t.ly/MlXa e https://t.ly/P98e) ha avuto a che fare con un mostro di non poco conto.

diversamente, chi giocoforza, per anagrafe, ha vissuto la fine degli anni Settanta e l’inizio degli Ottanta da preadolescente o adolescente, critico [magari pure clinico-disturbato] e pieno di insofferenze e rifiuti, e quindi politicamente nemico del proprio tempo, magari in sodalizio (eccome!) con compagn* di riflessione e azione politica [magari esplicitatesi, queste azioni, con la Pantera nel 1990], non può in nessun modo essere accostato con troppa facilità a chi, bambino, è stato letteralmente aggredito e sommerso dal contesto del decennio maledetto, e dalle radiazioni delle nascenti tv private in Italia, oltre che dall’aria di “normalità” della corruttela craxiana che le ha fatte prosperare.

[da non dimenticare, poi: il 1990 di Ruberti è anche l’anno della legge Mammì, e della rivelazione dell’esistenza di Gladio. ergo, l’adolescente inquieto di metà anni Ottanta non poteva non essere – parlo da testimone, non voglio per forza fare autobiografia – un adulto infuriato, nel 1990]

senza parlare del clima politico mondiale.
ovvio, credo. inutile nominare i due criminali di spicco, targati ’80: Tatcher, Reagan. chi già era politicamente insofferente, oltre che ormonalmente fibrillante (!), nel tempo dell’ascesa del liberismo scatenato, non poteva in nessun modo accettare la deriva post-1980, fosse pure nella mera forma estetica. chi invece era bambino, difficilmente era in grado di non assorbire le tossine del decennio. anche linguistiche. drogate, sedative.

(per altro fatte proprie e rilanciate dall’editoria di grande distribuzione, che in libreria mandava e promuoveva solo e soltanto gli autori di cui parlavo qui: https://slowforward.net/2022/02/21/poesia-per-il-pubblico-a-k/). (chi compiva 20 anni nel 1990, aveva trovato nell’adolescenza e trovava ancora in libreria testi che, meno di dieci anni dopo, cioè entro il 1999 e prima, la distribuzione generalista, la protervia o pavidità dei direttori di collana e l’editoria dell’ormai maturo riflusso [nonché – perché no? – il primo quinquennio forzitaliota] avrebbero spazzato via dagli scaffali).

in conclusione.
per il bambino del 1980-90 la ribellione sarebbe (forse) arrivata dopo.
bon.
ma, nello stesso decennio, per l’adolescente o giovane adulto veniva vissuta già e ancora (per quanto con difficoltà e diversità rispetto a chi aveva fatto il ’77) dentro quel periodo storico, in conflitto, e con un insieme di esperienze e impressioni (e imprinting, sì) stabilmente presenti ormai, in termini di formazione individuale/collettiva. era insomma una inquietudine fattiva possibile, praticabile e praticata: esisteva. 

così come in letteratura, negli stessi anni, nonostante tutto, esisteva la ricerca (letteraria).

(e non solo perché ne scriveva Antonio Porta: https://slowforward.net/2022/08/20/ricerca-letteraria-spazio-di-ricerca-antonio-porta-1983/).

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nel 1984 nascevano “L’ombra d’Argo” e “l’immaginazione”, per dire.
nel 1989 si stampava Poesia italiana della contraddizione, per dire.
la rivista “Baldus” sarebbe uscita per sette anni: 1990-1996.

ma gli esempi sarebbero dozzine. (tutti regolarmente ignorati da editoria e intellettuali mainstream, e da parecchi critici di scarsa – intenzionalmente scarsa – memoria; scarsi anche in termini di sguardo sul presente, se è per questo).

(e infine, e appunto, fra parentesi: la ricerca esiste anche oggi. ma questo è un discorso che affronteremo poi).

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mili romano, “il rumore del tempo. bologna, settembre 1977” (2006)

Nel settembre del 1977, a Bologna, durante i giorni del convegno contro la repressione, un gruppo di giovani, tra cui l’autrice, con Gianni Celati girava con un furgone un po’ sgangherato che sulle fiancate portava impressi i volti dei fratelli Marx e di Buster Keaton, passandosi di mano in mano una macchina da presa super8. Quel furgone era la sede mobile dell’allora nascente etichetta discografica Harpo’s Bazar dal cui archivio sono saltati fuori, dopo trent’anni, metri e metri di pellicola. Trasferite in digitale e montate, quelle immagini ritornano in una sorta di ‘Videopoema’ inseguendo il rumore di quei giorni e di quelle generazioni che la piazza riusciva ancora ad unire, con il frastuono, i pensieri, l’impeto di allora, accompagnate dai brani dei Confusional Quartet o i Gaz Nevada, e da quelli di altri gruppi musicali remixed in versione discoteca e da una rivisitazione fotografica che ce le restituisce attraverso il pulviscolo del tempo. Nei giorni fra il 24 e il 27 settembre 2007 il video è stato presentato in spazi per l’arte e la cultura di molte città italiane ( dalla GAM di Torino al Museion di Bolzano, alla galleria Montevergini di Siracusa) in un’azione che si è proposta di sollecitare e unire come un fil rouge pensieri, azioni, immagini e riflessioni sulla libertà di espressione, collegando idealmente tanti spazi che a questo tam tam, che ha preso avvio dalla Galleria NEONcampobase di Bologna, hanno risposto e hanno continuato a rispondere nel corso dell’anno. Il film è stato selezionato al Festival Arcipelago di Roma e al Festival dei Popoli di Firenze e presentato, come installazione permanente, nei giorni del Festival 2007, all’interno della sezione “Lo schermo dell’arte”, a cura di Silvia Lucchesi.

“nanni balestrini – millepiani”, a cura di sergio bianchi (deriveapprodi, 2022)

Nanni Balestrini è stato poeta, scrittore e artista visivo di fama internazionale. Nella sua figura si riassume un’intera stagione di storia e di cultura, italiana ed europea, di compresenza e reciproca influenza tra avanguardie artistiche e avanguardie politiche: quel magico tempo degli «intellettuali militanti» che hanno agito dentro una temperie di lotte operaie e giovanili che hanno fatto epoca, e che hanno segnato il destino delle successive generazioni. Partecipe di Novissimi, e poi tra i fondatori del Gruppo 63, per oltre sessant’anni Balestrini ha progettato e organizzato un infaticabile lavoro culturale, utilizzando una molteplicità di piani: poesia, narrativa, cinema, audiovisivo, teatro, musica, collage, pittura, scultura, editoria, impegno politico. Balestrini, cioè, uomo-rete dei millepiani. È di questa sua ricchezza ideativa e pratica che diamo conto in questo volume che ne percorre scenari e articolazioni attraverso testimonianze e omaggi di decine di amici, collaboratori e compagni di avventure.

https://deriveapprodi.com/libro/nanni-balestrini-millepiani/

1973-77, milano: la “mostra incessante per il cile”

un articolo di Roberta Garieri

http://www.hotpotatoes.it/2021/11/11/solidarieta-transatlantiche-la-mostra-incessante-per-il-cile/

[…]
Il concept della “mostra incessante” rispondeva dunque a un desiderio collettivo di sperimentazione e cambiamento. Artisti, collettivi, spesso in collaborazione con associazioni e gruppi militanti, realizzarono interventi dentro e fuori la galleria, creando un tessuto sociale che oltrepassò i limiti fisici e concettuali dello spazio espositivo – soprattutto a partire dalla seconda stagione del 1974/1975. I promotori di questo risveglio collettivo furono principalmente Giovanni Rubino e Corrado Costa, con Gigliola Rovasino, un piccolo gruppo che in seguito si allargò includendo altri partecipanti.
Il primo evento inaugurale si svolse dal 18 ottobre al 5 novembre del 1973 negli spazi della galleria e prevedeva interventi di Rubino, Costa ed Emilio Villa su Cartoons for the Cause, un catalogo di illustrazioni politiche dell’artista dell’Ottocento inglese Walter Crane. Nello specifico, si trattava di un lavoro collettivo a sei mani: i fotomontaggi di Rubino e i contributi scritti di Costa e del poeta e critico d’arte Emilio Villa.
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