Archivi tag: Lucio Fontana

lettera aperta e appello per le sale dedicate al gruppo t, nel museo del novecento (milano)

da https://t.ly/kXVHK

Gruppo T_Giovanni Anceschi e Davide Boriani
Lettera aperta
Chiusura delle sale dedicate al Gruppo T e del quarto piano del Museo del Novecento a Milano

Dai primi giorni di gennaio 2024 il 4° piano del Museo del Novecento è chiuso al pubblico. La sezione del museo a cui si accedeva attraverso la passerella sospesa tra Arengario e Palazzo Reale è inaccessibile e totalmente disallestita. Non sono più visitabili le sale dedicate all’arte d’avanguardia del secondo Novecento.
Non è neppure possibile rintracciare informazioni sulla eventuale prossima riapertura e sul destino di quegli spazi. Un biglietto collocato all’entrata avvisa i visitatori che “per motivi tecnici alcune sale del percorso espositivo sono solo parzialmente visitabili”.
Le sale del museo dedicate al Gruppo T, gruppo storico di arte cinetica e programmata attivo a Milano dai primissimi anni ’60, formato da Giovanni Anceschi, Davide Boriani, Gianni Colombo, Gabriele De Vecchi e Grazia Varisco, sono state completamente smantellate. La Tricroma di Anceschi è stata restituita. Gli “ambienti”, l’Ambiente a shock luminosi di Anceschi, l’Ambiente stroboscopico n. 4 di Boriani e l’ambiente Strutturazione a parametri virtuali di Gabriele De Vecchi, smontati e, se non di proprietà del museo, restituiti anch’essi, come nel caso dello Spazio elastico, ambiente di Gianni Colombo.
Strana è sembrata fin da subito la scelta del museo di privarsi di opere già acquisite, diminuendo di fatto il fondo che costituisce la sua ricchezza. Incomprensibile la tempistica e la fretta nel disfarsi a cavallo tra natale e l’epifania di quelle testimonianze preziose dell’arte cinetica e programmata. Assente qualsiasi rassicurazione rispetto ad una loro possibile nuova collocazione all’interno del museo.
Ma soprattutto è la decisione di smontare gli ambienti, allestimenti per loro natura fragili e difficilmente ripetibili, senza un progetto concreto di ricollocazione, che desta le maggiori preoccupazioni.
La presenza degli ambienti del gruppo T nella Collezione Permanente costituiva un tassello fondamentale del percorso del Museo che dalla Struttura al neon di Lucio Fontana, posta alla fine dello scalone di accesso e visibile dall’esterno attraverso le vetrate dell’Arengario, portava alle sale del Gruppo T fino ad arrivare alla sala dedicata a Luciano Fabro.
Gli “ambienti” erano stati allestiti nel 2010 con l’attiva collaborazione e supervisione degli artisti, fatto che rendeva quell’allestimento irripetibile, rappresentando un’esperienza museale unica a livello internazionale.
L’arte cinetica e programmata è nata dall’impegno di artisti come Lucio Fontana e Bruno Munari in collaborazione con giovani artisti che lavoravano in gruppo (gruppo T, gruppo N, gruppo Mid, e altri). Le forme di arte nate dalla collaborazione tra artisti, sono state proposte come presa di coscienza collettiva di processi in continua evoluzione.
Critici e storici dell’arte come Giulio Carlo Argan e Umberto Eco ne hanno condiviso e difeso obiettivi e valori.
A quella che allora si configurava come evoluzione dell’arte nata in Europa, è stata contrapposta la Pop Art, importata dagli USA alla Biennale d’arte del 1964 con grande impegno di mezzi pubblici e privati allo scopo dichiarato di rendere predominanti nel sistema dell’arte modalità e interessi del mercato privato USA.
La prospettiva di facilitare lo scambio commerciale di opere ridotte a merce ha prevalso sugli obiettivi più complessi della ricerca interdisciplinare, dell’analisi e della risposta a bisogni emergenti sul piano collettivo, della nascita di forme di arte coerenti con lo sviluppo dei diversi saperi.
La difesa di questi valori non a caso si affianca alla difesa oggi necessaria di quei valori analoghi che qualificano l’assetto democratico della nostra società.
Le opere che vuole distruggere chi è preposto alla loro conservazione, sono realizzazioni essenziali del movimento che ha segnato l’evoluzione dell’arte italiana nel Novecento.
Ciò che è avvenuto al Museo del Novecento prefigura sostanzialmente l’affossamento dell’idea originaria da cui è nato il museo e, in generale, la rinuncia a ogni prospettiva che tenga conto dello svilupparsi dell’avanguardia artistica.
Chiediamo alla città, agli artisti, ai critici e agli intellettuali di mobilitarsi perché venga preservato un luogo amato dai milanesi, visitato dagli studenti, anche i più piccoli, e attrattivo per i turisti e gli studiosi di tutto il mondo.

Giovanni Anceschi
Davide Boriani

  • Se vuoi rispondere all’appello scrivi a:
    anceschi.boriani.gruppot@gmail.com
    Raccoglieremo e pubblicheremo documenti e dichiarazioni di artisti, critici, intellettuali e cittadini che sono contrari o che giudicano negativa sul piano storico l’eliminazione della sezione del Museo del Novecento dedicata all’arte programmata e cinetica e la distruzione degli ambienti che questa sezione raccoglie.

Videoframmento dall’installazione della Struttura tricroma, di Giovanni Anceschi (1963)

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Videoframmento dell’Ambiente a shock luminosi, di Giovanni Anceschi (1964)

artisti con giorgio manganelli: a roma da ottobre a dicembre, incontri a cura di andrea cortellessa

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Illustrazioni per libri inesistenti. Manganelli con artisti

Ciclo di incontri
dall’11 ottobre al 6 dicembre 2023

Museo di Roma in Trastevere, Piazza di S. Egidio, 1/b
Sala Multimediale

Ciclo di incontri curati e coordinati da Andrea Cortellessa nell’ambito della mostra, in occasione del centenario della nascita dello scrittore Giorgio Manganelli (15 novembre 1922).

In occasione della mostra Illustrazioni per libri inesistenti. Artisti con Manganelli, il ciclo di incontri approfondisce il rapporto di Giorgio Manganelli con gli artisti suoi sodali, fra quelli attivi a Roma negli anni Sessanta con la preziosa presenza di relatori, titolari delle Fondazioni e Archivi, studiosi ed accademici di chiara fama.
Concluderà la serie un intervento di Luigi Serafini, che rievocherà invece il suo rapporto con lo scrittore negli anni Ottanta.

Programma Continua a leggere

tornabuoni art (paris): la nuova concezione artistica 1960

PDF dei materiali

Tornabuoni Art Paris is delighted to be presenting, from the 12th of January, La nuova concezione artistica 1960 (A new artistic conception 1960) as its first appointment of 2023This show looks into a 1960 exhibition which brought together for the first time a group of artists whose production was particularly emblematic of the changes which distinguished Italian art after the Second World War. Continua a leggere

la luce del nero: mostra alla fondazione burri

LA LUCE DEL NERO
Dal 14 aprile 2022 al 28 agosto 2022
CITTÀ DI CASTELLO | PERUGIA

A cura di Bruno Corà
presso la Fondazione Burri, Via Albizzini 1

INFO: http://www.fondazioneburri.org

Alberto Burri, Cellotex, 1980. Cellotex, acrilico, vinavil su tavola 70,5 x 100,5 cm (da https://www.arte.it/calendario-arte/perugia/mostra-la-luce-del-nero-84335#_)

“Appena inaugurata, la rassegna, che dura sino al 28 agosto, raduna lavori, tra gli altri, di Bizhan Bassiri, Enrico Castellani, Lucio Fontana, Hans Hartung, Emilio Isgrò, Jannis Kounellis, Robert Morris, Louise Nevelson, Nunzio, Claudio Parmiggiani, Antoni Tàpies, più facsimili di opere di Burri che si possono toccare”.

https://www.arte.it/calendario-arte/perugia/mostra-la-luce-del-nero-84335

https://artemagazine.it/2022/04/14/la-luce-del-nero-alla-fondazione-burri-a-citta-di-castello/

https://www.ilgiornaledellarte.com/articoli/la-rivincita-del-nero-alla-fondazione-burri/139086.html

https://umbria7.it/2022/04/la-luce-del-nero-ai-capannoni-dellex-tabacco-tropicale-di-burri

Il nero prima di ogni altro colore, il buio prima della luce. Una immersione sensoriale, un invito a scoprire l’ arte toccandola per dare via libera allo sguardo interiore e alla percezione più profonda.

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remo bianco: “la dittatura della fantasia. collage autobiografico”

Sandro Ricaldone

REMO BIANCO
La dittatura della fantasia
Collage autobiografico
Johan & Levi, 2022

Un lungo ricovero in ospedale costringe Remo Bianco a fermarsi e fare il punto della propria vita, «come certi marinai in mare fanno il punto esatto della rotta, calcolando la distanza dall’obiettivo». Siamo nel 1982 e l’artista sente che il termine di questo tragitto, iniziato nel famigerato 1922, è prossimo. Alle sue spalle, un multiforme corpus di opere sempre al passo con la più audace avanguardia: dal periodo spazialista sotto l’ascendente di Fontana fino alle serie e alle performance più concettuali ideate nell’orbita dei fratelli Cardazzo e spesso in anticipo sulle sperimentazioni d’oltralpe, passando per quei Collages avviati all’indomani della scoperta di Pollock e che ora gli suggeriscono il metodo con cui ricucire insieme le proprie memorie.

 

Perché fra un’urografia e una gastroscopia sembra che Bianco si diverta a scompaginare i tasselli della propria esistenza per poi ricomporli evitando il banalizzante succedersi di nascita, infanzia, adolescenza, maturità preferendo, come nei suoi assemblaggi, un ordine “zigzaghino” che assecondi il suo temperamento anarcoide. Così, ricordi, pensieri sull’arte, idee per opere future e progetti incompiuti si intrecciano e si sovrappongono. Ogni pagina di questi “appunti” ci illustra l’eclettica facoltà di Bianco di accogliere tutto quanto la vita gli offre – amori, letture, incontri, viaggi – piegandolo alle proprie esigenze, trasformandolo in intuizioni poetiche e folli, come quella di sostituire al campanile di San Marco un’enorme Pagoda.
A puntellare questo coacervo di pensieri in libertà, alcuni aneddoti circostanziati – dai risvolti fortemente umoristici a tratti licenziosi – con compagni d’avventura d’eccezione come de Pisis, Joppolo e Hains. Bianco ce li racconta senza risparmiarci i dettagli più scabrosi, a conferma che per lui dire autobiografico «equivale a mostrare le proprie mutande sporche, ovvero a dire la verità».

Con una prefazione di Sharon Hecker.

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artecinema 2021: a napoli da oggi, 15 ottobre 2021

still da “La rivoluzione siamo noi. Arte in Italia 1967/1977” (Italia, 2020), regia di Ilaria Freccia

ARTECINEMA 2021
a cura di Laura Trisorio
Teatro San Carlo – Teatro Augusteo – Napoli
15 – 22 ottobre 2021
In programma, in questa 26esima edizione, 24 film – divisi nelle tre sezioni: arte e dintorni, architettura e design, fotografia – all’80% in anteprima nazionale, con alcuni titoli in anteprima mondiale. Tra gli artisti documentati in rassegna: Marina Abramovic, Joseph Beuys, Alighiero Boetti, Christian Boltanski, Albrecht Dürer, Lucio Fontana, Helmut Newton, Pino Pascali, Michael Rakowitz, Eugenio Tibaldi, John Wood & Paul Harrison, gli architetti Alvar Aalto ed Ettore Sottsass.

Infine il film su Man Ray, ripreso nel 1937 durante le vacanze ad Antibes, con gli amici Pablo Picasso, Dora Maar, Paul Eluard, Lee Miller. Durante quell’estate, Man Ray e la sua giovane compagna Ady Fidelin, incontrano infatti un gruppo di amici all’Hôtel Vaste Horizon, nel villaggio di Mougins. Ci sono il poeta Eluard e sua moglie Nusch, Roland Penrose e la sua futura sposa Lee Miller, Picasso e Dora Maar: Man Ray riprende i suoi amici con la telecamera costruendo i piccoli sketch che accompagnano la storia raccontata in questo film di François Lévy-Kuentz, dal titolo Un été à la Garoupe.

(Claudia Giraud)

 

“autoritratto”, di carla lonzi, tradotto da allison grimaldi donahue

Allison Grimaldi Donahue ha tradotto in inglese Autoritratto, di Carla Lonzi. Il libro è già disponibile in pre-ordine presso l’editore: https://divided.online/#self-portrait

Copertina di Allison Katz. Postfazione di Fulvia Carnevale.

Gli artisti del libro sono Carla Accardi, Getulio Alviani, Enrico Castellani, Pietro Consagra, Luciano Fabro, Lucio Fontana, Jannis Kounellis, Salvatore Nigro, Giulio Paolini, Pino Pascali, Mimmo Rotella, Salvatore Scarpitta, Giulio Turcato, Cy Twombly.

“Questo libro è nato dalla raccolta e dal montaggio di discorsi fatti con alcuni artisti. Ma i discorsi non sono nati come materiale di un libro: essi rispondono meno al bisogno di capire che al bisogno di intrattenersi con qualcuno in modo largamente comunicativo e umanamente soddisfacente. L’opera d’arte è stata da me, a un certo punto, come una possibilità d’incontro, come un invito a partecipare rivolto dagli artisti direttamente a ciascuno di noi. Mi è sembrato un gesto a cui non poter rispondere in modo professionale. In questi anni ho sentito crescere la mia perplessità sul ruolo critico, in cui avvertivo una codificazione di estraneità al fatto artistico insieme all’esercizio di un potere discriminante sugli artisti. Anche se non è automatico che la tecnica della registrazione, di per sé, basti a produrre una trasformazione nel critico, per cui molte interviste non sono altro che giudizi in forma di dialogo, mi pare che da questi discorsi venga fuori una constatazione: l’atto critico completo e verificabile è quello che fa parte della creazione artistica”

(L’edizione italiana è attualmente pubblicata da Abscondita).