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costituire e ampliare reti sociali indipendenti

INSISTO, anche sulla scorta del continuo #shadowbanning / #censura che i social generalisti operano nei confronti delle notizie dal medio oriente e ovviamente dalla #Palestina: è pressoché indispensabile e sicuramente URGENTE costituire e ampliare #comunità online e #retisociali altrove, direi soprattutto su #Mastodon, che al momento sembra raccogliere il maggioor numero di #partecipanti (basta con ‘sti **zzo di “utenti“, non siamo #utenti manco per il ****o).

di sicuro, se volete, trovate me (e molti altri) qui:

https://mastodon.uno/@differx
o qui: https://bsky.app/profile/differx.bsky.social
o ancora qui: https://t.me/slowforward 

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non è impossibile creare situazioni collettive di condivisione di informazioni politiche, aggiornamenti, ricostruzioni storiche, materiali sperimentali, #scritturadiricerca, testi inclassificabili, oggetti letterari (o visivi, o musicali) non identificati, #artedeviante / #deviantart, verbo-visual stuff, #glitch, scritture asemiche / #asemicwriting — eccetera.

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“et toute votre vie on dira: le poète” (denis roche)

Denis Roche, lors de la sortie du volume La poésie est inadmissible, au Seuil, déclarait ceci à Arnaud Viviant dans Libé : «Et j’ai toujours trouvé saugrenu qu’on ne dise pas d’un poète que c’est un écrivain. Au fond, c’est très étrange. Si vous écrivez un seul roman dans votre vie, nul ne songe à vous appeler romancier. Mais faites un livre de poésie, et toute votre vie on dira: le poète. C’est une des choses que je trouve débilitante dans ce qu’est devenue la poésie, depuis le romantisme probablement. Une espèce de label, relevant très nettement du statut social, et qui vous est octroyé sur un mode toujours sublimé, augmentatif. Pourquoi un exposant aussi valorisateur est-il attaché à cette pratique littéraire? Lorsque vous voyez des hommes politiques en campagne qui, sous prétexte qu’ils sont consultés dans une émission littéraire, prennent des airs ravis, les yeux à demi-clos, pour parler de poésie, on est encore dans ce statut-là. Oui, à cet exercice-là est attaché quelque chose qui est de l’ordre de la décoration sociale. Qu’elle soit devenue cela est une des choses qui me font dire que la poésie est inadmissible.»

merci, Charles Pennequin :
https://www.facebook.com/charles.pennequin/posts/pfbid02QwTpGXMf7GYhyRHFpZFnyyCXxP62Ti1r7y977SSbM3dAHiyN65YfEmdDmM3LQuksl

duchamp, notes

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ponge: “non par la récitation d’un produit fini, mais par l’exemple d’une opération en acte”

il ne s’agit pas tellement de dire, au sens d’« avoir dit », il s’agit de dire au sens intransitif du « dire », c’est-à-dire de parler dans le moment présent, et de montrer comment les choses se font dans le moment même, de créer la communication directe, non par la récitation d’un produit fini, mais par l’exemple d’une opération en acte, d’une parole (et donc d’une pensée) à l’état naissant

Francis Ponge
(Entretiens Ponge/Sollers)

l’atto, non l’agìto. il dire, non il detto. aion, non chronos. il soggetto dell’inconscio, non l’io,
direbbe CB

mirella bentivoglio: un appunto inedito

 

I Romani, questi nazisti dell’antichità, hanno portato via (gli obelischi più belli sono a Roma), scalpellato, distrutto: e l’Egitto dei Faraoni è finito

(Appunto inedito. Collezione Giuseppe Garrera)

derek beaulieu: no more poetry that looks like poetry

NO MORE POETRY THAT LOOKS LIKE POETRY, THAT ACTS LIKE POETRY, THAT IS INSTANTLY RECOGNIZABLE AS POETRY; I BELIEVE THAT POETS SHOULD LIKE TO WRITE IN A WAY WHICH DOESN’T RESEMBLE WHAT HAS GONE BEFORE, THEY SHOULD BE ABSOLUTELY CONTEMPORARY IN FORM AND CONTENT.

https://derekbeaulieu.ca/2022/12/21/poets-with-a-video-camera/

le tossine del romanticismo (1)

pasquale polidori: una lettura di documenta fifteen

da leggere e includere in qualsiasi ragionamento e dialogo in tema di arte, processualità, condivisione, …
:
https://unclosed.eu/rubriche/osservatorio/recensioni-attualita/400-le-sedie-di-documenta-fifteen-per-un-sabotaggio-del-pathos.html

marcel duchamp: le possible est un infra mince

click to enlarge / cliccare per ingrandire

nanni balestrini e “vogliamo tutto”

cb 1992 (estratto)

via negativa and asemic writing / jim leftwich. 2022


Mysticism, whether atheistic or otherwise, has always welcomed a spectrum of experiences valued primarily for their absurdity and futility. The experience of asemic writing, whether one is attempting to write it or attempting to read it, is fundamentally a mystical experience. It is The Face That Is No Face, the Via Negativa.

Let’s say I make a sequence of tangled squiggles, with baggy loops here, jagged-edged bulges there, poncruated with curatorial punctuation marks in the form of randomly tilted ascenders and descenders, moving suggestively from left to right on the foundation of an imaginary baseline. It looks like writing, but we can’t read it, says the entry at Wikipedia. It must be asemic writing, says a contextualized leap of faith.

What if it is, in theory and in practice, experientially, a kind of quasi-calligraphic drawing?

This is not the Via Negativa. It is direct experience of the mystery. Direct Experience of The Mystery. There is no wrong reading, judged and condemned by official authorities on the matter. There are no Official Authorities on the matter. And there is no range of acceptable interpretations of the experience, no spectrum of permitted discourse about the acceptable interpretations.
There is no attempt at reading, not of any variety, and therefore there is no writing, of any variety, asemic or otherwise.

Asemic writing, in its absolute failure to exist, can function in our lives as a kind of pagan spiritual discipline, one designed to give us greater access to the experience of experience.

vediamo se riesco a spiegarmi (con un tratto di duchamp) (da “notes”)

mela bianca per essere pensata a colori con fantasia / pietro gallina. 1972

da un post di Roberto Canella su fb

righe volutamente quasi magre su “il cotone”, scritte aspettando un collegamento radio

MG

  • per Il cotone non parlerei di poesia o di verso in senso proprio, semmai – potendo – di prosiverso. nel senso preciso dell’ossimoro che così si crea: prorsus+versus. una faccenda che è destinata ad arrivare alla fine dello spazio definito, e però – se vuole – scende a patti con la frattura: anzi semplicemente scende. stop. scala di uno.
  • quindi ovviamente nessun rapporto con il prosimetro (sono qui del tutto disinteressato a ritmi e metri), tantomeno con prosa poetica, o poesia in prosa. niente del genere. (e: di quel genere) (letterario).
  • per un esempio di nichilismo: p. 28.
  • ironia e gioco un po’ dovunque, giocoforza. per dire, a p. 24 dove si itera “opportuna” / “opportuni”, e dove si parla delle “mille traversie della vita”. se uno leggendo non ride o sorride, ha un problema. e non è un problema mio.
  • Il cotone è un testo pochissimo o per niente performativo o performabile. non dico con questo che sia installativo. deve pur venir letto, e linearmente. quindi non è una stele, una lista, un “heap of language” (Robert Smithson). però è una sequenza per gli occhi più che per la voce. anche alcune tabulazioni, fratture, ordinamenti grafici, lo suggeriscono. ma un po’ tutto il libro.
  • molti materiali testuali non hanno necessariamente a che fare con il significato. possono essere soltanto cellule, rade, in uno spazio ampio.
  • diverse frasi (a volte, anche, et pour cause: frasi fatte) sono interrotte, non si concludono. il troncamento di solito non si verifica solo per punire il già noto (sappiamo tutti come completare certi ritornelli) ma anche semplicemente per insofferenza verso l’andamento frasale in sé (qualsiasi cosa si stia dicendo).
  • allo stesso tempo (e magari proprio per quanto ho appena chiarito) è un librino dove si verifica una specie di colloquio. allora il buon numero di troncamenti può alludere a una mimesi del parlato? se si vuole. se il lettore vuole. bontà sua, se bontà è. (un esempio è chiaramente quello di p. 22).
  • il cotone che svolazza in nuvole aleatorie e la flocculazione di biologia e biografia non solo hanno a che fare con un nulla di fatto delle vicende (biologiche, appunto, e biografiche), ma si afferrano a quelle poche memorie cinematografiche che, per eccesso di assertività, santa pazienza, ci si sono piantate in testa con l’arpione dell’allegoria: