Lorenzo Esposito
«Io vorrei creare un’inquadratura che, mostrando solo la pioggia dalla finestra, fa immaginare in maniera semplice ma profonda anche la pioggia che cade sul mare o sulle montagne». Chiunque abbia provato a scrivere su Yasujirō Ozu sa di averlo fatto – pena il probabile arresto anche solo dell’intenzione – escludendo la possibilità di interrogarsi sullo scrivere. E non solo per l’appurata inefficienza della parola quando il cinema è il cinema, ma perché è questo il caso unico e di unica trasparenza dove il consueto (e giusto) scrivere d’altro (dell’altro che è il cinema), è già tutto stabilito, compreso e inteso nel cinema da cui proviene. Ancora più arduo poi se il cineasta in questione, che sa anche l’ineffabilità terribile di questo cosiddetto sapere, del cinema conosce pure certa magnifica impotenza e splendore del nulla (a maggior ragione se sotto il suo occhio la verità del mondo sembra drammaticamente venire alla luce una volta per tutte). La cosa ha infine una certa dose di crudeltà (per qualsivoglia estensore) a leggere le due righe olimpicamente paurose che aprono questo intervento: le parole – la parola del e per il suo proprio nulla – le ha già trovare lui.
E allora? Nulla. Esce in Italia (per Donzelli) una raccolta di scritti sul cinema di Ozu (dei sublimi diari, rarefatte annotazioni di fatti puri e semplici, eventi quotidiani di siderale quotidianità che coprono l’arco di una vita intera, invece esiste ancora solo l’edizione francese, Carnets 1933-1963, e gruppi di traduzioni merito di Enrico Ghezzi su un Panta Cinema 1994 e di Ghezzi-Fumarola per l’edizione dvd RaroVideo di alcuni capolavori di Ozu successiva alla mai troppo lodata retrospettiva Tv integrale suFuori Orario nel 2003). Qui, uno scossone teorico dopo l’altro, si apprende che Ozu nel 1931 «non capiva più il cinema», convinto che «fosse una cosa inutile», e che vent’anni dopo la questione era da considerarsi chiusa: «Ora, al contrario, penso che il fascino del cinema stia proprio nella sua evanescenza». Ulteriore pietra tombale (sullo scrivere di nuovo e prima di tutto). Continua a leggere →