È un paradosso: battezzato alla poesia da dromomani di mitobiografica irrequietudine come Hölderlin e Rimbaud, Zanzotto è stato invece il più stanziale, il più ossessivamente centripeto degli autori. Tranne il servizio militare prestato nelle Marche, alla vigilia dell’8 settembre 1943, e una breve emigrazione in Svizzera alla fine della guerra, Zanzotto non ha mai voluto passare più di qualche giorno fuori da Pieve di Soligo. L’esperienza del “viaggio”, ricordando anche l’esilio del padre antifascista, s’innerva traumaticamente alle tragedie del Secolo Breve: e proprio questo, forse, lo ha sempre trattenuto nell’infinitamente riscritto palinsesto della Heimat. Ancora più radicate nel territorio sono le prose di Zanzotto, bellissime, che solo la magnitudine della sua poesia induce a trascurare: al centro di questo libro ce n’è una straordinaria, Premesse all’abitazione, che nel 1964 metteva a tema la sua «vita abitante» raccontando l’interminabile, nevrotica costruzione della Casa in cui passerà il resto della sua esistenza. La accompagnano cinque altre prose e una poesia dello stesso periodo, più un “fuorisacco” del ’78; solo in parte già noti, questi testi – come dirà a posteriori il loro autore – sono «indagini di quella che poi si autochiarì come coscienza ecologica»: e fotografano – anche fuor di metafora – tic e contraddizioni, scempi architettonici e urbanistici di quel «progresso scorsoio» che la Marca una volta Gioiosa, alla lunga, trasformerà nella “post-natura”, nel «paesaggio» «purulento», «cancerese» e «cannibalese» di Sovrimpressioni e Conglomerati.
Incontro con Giuseppe Garrera e le sue wunderkammern: percorsi letterari e artistici, collezionismo, trouvailles, materiali testuali, visivi, verbovisivi.
Versione LOW-RES del video.
Lunedì 17 giugno 2019, ore 17,45 – 20
UPTER, Palazzo Englefield, via Quattro novembre 157, Roma
Centro di poesia e scritture contemporanee
Lezione del musicologo, collezionista, storico e studioso di poesia,
letteratura e arti visive contemporanee Giuseppe Garrera, nel contesto
del Corso “*Verso* dove? – Orientarsi nella poesia contemporanea”, a
cura di Marco Giovenale e Valerio Massaroni.
L’estratto anticipato qualche giorno fa affronta un certo numero di (prime) questioni, tra cui l’indecidibilità del momento ironico, l’atto di leggere=eseguire la poesia, l’esplorazione non garantita di territori testuali nuovi, o meglio creati dall’esplorazione stessa.
Mi azzardo a dire che l’intervento integrale ha poi ulteriori meriti, non solo di completezza ma anche in riferimento a non poche (e non innecessarie) precisazioni, su scritture di ricerca, oralità, installazioni verbali, performance, poesia francese e poesia italiana, post-poesia eccetera. Eccolo, dunque, il file audio integrale:
Andrea Tomasini, Marco Giovenale, dialogo, Macro, Charles Nodier, 1799, Charles Baudelaire, il verso libero e il verso necessario, Giuliano Mesa, Novecento, Giampiero Neri, ritmo, Rimbaud, morte di dio, Nietzsche, scritture di ricerca, gammm, indecidibilità, indecidibilità del testo ironico, capire / essere capiti, “leggere” la poesia, leggere “la poesia”, verso-non-verso, prosa, cambio di paradigma, scritture recenti, vecchie e nuove strutture, post-poesia, tipografia, senso-non-senso, Francis Ponge, le varianti che fanno il testo complessivo, Nathalie Quintane, Vincenzo Ostuni, Mariangela Guatteri, Nanni Balestrini, Michele Zaffarano, Cinque testi, necessità in poesia, ritmo e metro e non, chiusura del Novecento, Rosa Menkman, Derek Beaulieu, testo installativo, lettore google, Andy Warhol, performance, 1961, Umberto Eco, sperimentazione, semiosfera complessa, problematicità, fotografia, impressione delle immagini, ambientarsi, riambientarsi, eccetera. i cancelletti metteteli voi
fotografie di Andrea Tomasini (1 e 2) e Maddi Pelagalli (3)