Archivi tag: linguaggio

carmelo bene e lydia mancinelli intervistati da pasquale guadagnolo (per il “riccardo iii”), 1978

esce “[assemblatz]”, di fiammetta cirilli (zona, premio pagliarani per l’inedito, 2019)

«In [assemblatz] di Fiammetta Cirilli i testi si accampano, esplosi e scarnificati, sulla pagina, nella forma del frammento sospeso tra prosa e verso, dissimulando il ritmo nella materia spigolosa delle sillabe e delle catene sintattiche spezzate, per dare conto del brusco interrompersi del senso, mentre lo si cerca, ma anche per radunare il caos: assemblatz, appunto. Un lemma che dalla tradizione trobadorica potremmo tradurre come “assemblato, unito” ma anche “intuìto”, e che in questa raccolta funziona come una formula ripetuta per suscitare la parola (è infatti l’attesa della sua comparsa, nella figlia piccola; o l’osservazione della forma che prende o non prende, la lingua, tra gli allievi di una scuola); assemblatz è soprattutto un’ecolalia con cui si evoca, tra reticenza e ridondanza, scopo e gioco, l’apparizione primaria del linguaggio».

(Sara Ventroni)

il libro:
http://www.editricezona.it/assemblatz.htm

la pagina fb:
https://www.facebook.com/assemblatz

un saggio sull’ultimo numero di “rossocorpolingua”:
http://rossocorpolingua.it/index.php?it/268/p-12-24-poesia-di-ricerca-e-disturbi-del-linguaggio

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[r] _ la coda (ingannata?) dell’occhio [differx. 2016]


La scrittura asemica e l’istante del (non) riconoscimento.

Non è forse scontato/ingenuo appuntarlo, pur marginalmente: per certi aspetti la scrittura asemantica – o meglio asemica – funziona da esposizione dell’ossatura di base del linguaggio in quanto tale. Il cenno della riconoscibilità senza la sostanza della sua realizzazione.
Un tratto di paesaggio noto percepito solo e sempre con la coda dell’occhio, e poi – visto frontalmente – estraneo (ma non del tutto, non più o non ancora).

rammemorazione di un post di difesa della neoavanguardia che tuttavia potrebbe essere frainteso e allora ecco:

Si sa benissimo che, in tema di Neoavaguardia, molti obnubilatori di professione o dilettanti (facendo uso di luoghi comunissimi e fraintendimenti che ormai hanno una fitta bibliografia cartacea e in rete) partono per blaterare delle scritture di ricerca recenti, soprattutto condannando in Balestrini e sodali una presunta “oscurità” e fissazione linguistica.

Mentre, altrettanto, si sa che sempre ci furono linee o proprio giacimenti di leggibilità e comprensibilità cristalline. Contro l’ossessione di legare in un unico sinolo adamantino l’etichetta “linguaggio” e l’aggettivo “oscuro”, e dunque ritenere tout court “linguaggio” addirittura sinonimo di “oscurità”, mi sono divertito a scrivere questa interminabile lamentazione-burla. (Che contiene manciate di prelievi dai testi dei Novissimi: prelievi oggettuali, non “puro linguaggio”, non “oscurità”, anzi materiali concreti, a dimostrazione che precisamente in loro, in tutti loro, accusati di oscurità, erano invece spesso evidenti numerosissimi luoghi espliciti, storie, vicende, eventi, cose decifrabilissime, insomma “oggetti fotografabili”, come dicevo anni fa).

oggi, tra le 17:30 e le 19:30, katastrofi

OGGI dalle 17:30 circa alle 19:30
@ https://www.youtube.com/user/ARG0nline

Argo WebTv presenta KatÀstrofi

La riflessione partirà dal ribaltamento di un luogo ormai comune della letteratura e
della cultura: il linguaggio è un virus.
Da Artaud a Burroughs molti artisti ed intellettuali hanno
paragonato le arti ad un agente virale.
Ma ora siamo costretti a ribaltare la frase e a chiederci, piuttosto: il virus è (ha) un linguaggio?
Cosa ci sta dicendo, cosa vuole comunicarci, o, anche, cosa ci sembra di leggere nei segnali biologici e virali che ci sta inviando?

A dialogare nell’agorà multimediale di KatÀstrofi con Valerio Cuccaroni e Lello Voce saranno 5 noti poeti e scrittori: Maria Grazia Calandrone, Marco Giovenale, Rosaria Lo Russo, Adriano Padua e Fabrizio Venerandi.

La puntata, intitolata ‘Il virus è un linguaggio’, è la seconda parte della prima serie di ArgoWebTv,
‘La poesia e il suo doppio’.
Preparati alla nuova puntata (ri)vedendo quella della scorsa settimana che trovi seguendo questo link: https://bit.ly/2XRexno

Forte del migliaio di persone che hanno seguito, tra diretta e giorni seguenti, la prima puntata della scorsa settimana, siamo felici di annunciare anche le nostre nuove collaborazioni: da questa settimana andremo in diretta radiofonica su USMARADIO, che trasmette dalla pagina web disponibile a questo link: https://bit.ly/2xC5yf8
La puntata sarà inoltre trasmessa in differità ogni lunedì alle 15:35 sulle frequenze di Radio Fragola

un sistema dell’ordine, non dell’informazione

“formare enunciati conformi agli enunciati dominanti”

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è così che si riconosce il padrone

 

Nietzsche l’ha spiegato molto bene: essere forte consiste nell’imporre la propria lingua a qualcuno che non parla questa lingua, oppure, all’interno della stessa lingua, nell’imporre un modo di parlare, dei nomi, delle norme, una retorica. Ed è questa la forza, è così che si riconosce, dice Nietzsche, il padrone, colui che impone il suo modo di parlare, e poiché non vi è lingua senza gerarchie, senza leggi, senza regole, senza normatività, senza grammatica, non vi è lingua senza una forza di legge e, dunque, senza un’imposizione di tipo coloniale.

 Jacques Derrida, in J.D. – Hélène Cixous, La lingua che verrà, a c. di
Marta Segarra, tr. it. Meltemi, Roma 2008, pp. 54-55



Le domande sono allora: nella lingua italiana, nell’organizzazione formale dei testi (per esempio letterari) italiani, chi è il padrone? Cosa troviamo in libreria? In tv e in radio chi parla? Quale lingua parla? Cosa dice? Quali romanzi sono diffusi? Di che tipo? Fatti come? Cosa leggiamo nelle terze pagine, quando ne troviamo? Negli inserti culturali? Di quali autori si fa menzione? Di quali libri? Con quale costanza? Che tipo di poesia domina negli scaffali?

In effetti è tutto molto semplice e trasparente.

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l’idiomatico è il linguistico

testo su recognitiones-ii:
http://recognitiones-ii.blogspot.it/2013/08/lidiomatico-e-il-linguistico.html

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ri-replica degli schiarimenti (rinvio)

solo con link:

Taluni schiarimenti [rinvio di] (R)

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Taluni schiarimenti [rinvio di] (R)

Spesso si dice o sento dire (ovviamente “nel guscio chiuso-costante delle allucinazioni autoindotte” di cui soffro, sibilerebbero gli antifan della scrittura di ricerca) che la scrittura di ricerca (appunto) è

principalmente vòlta a un’attenzione al linguaggio

Ebbè. Alzo un cartello: “Qui si basisce”.

Già. Perché, con subitanea chute di tutto il possibile, a tanto squillo araldico sonato da voci critiche anche solide o solidificàntisi, sorge dubium tosto:

se uno che parla
ossia usa la lingua per parlare
non ha attenzione al linguaggio
a che cosa ha attenzione?

[varianti varie: dovrebbe avere, avrebbe, avrà]

E, in subordine:

Cosa mai diamine ha a che fare una scrittura come quella asemantica di Accame o come quella iperlimpida di Tarkos o di Börjel o di Frisch o di Isgrò o di Haack o di Kunz o di Tao Lin con quella sorta di compulsiossessione “per il linguaggio” [complicaaato, sì; e: bruuutto, sì] che a detta dei deTTrattori convulsiverebbe le giornate e le cortecce dei redattori di gammm.it ?   (gammm slinkato qui: ché se ne ha abbastanza! su i forconi! basta coi gammmi! vogliono il linguaggio! [vox populi] basta col linguaggio! e via gesticolare)

MAH …   [resto col dubium]

Dovendo fuggire le torce vicinàntisi, chiudo qui il post, stoppo, scappo.

Lorenzo Calogero: convegno internazionale

Convegno internazionale

LORENZO CALOGERO
1910-2010
L'”ombra assidua” della poesia

Arcavacata di Rende
4-6 febbraio 2010
Sala University Club

Programma: Continua a leggere